Stato di grazia

10 Luglio 2018

Nina arriva sempre con qualche minuto di ritardo. A lezione già iniziata fa capolino, aprendo con un sorriso imbarazzato la porta che era stata chiusa. Entra saltellando come un’ombra, così le sembra di disturbare meno.

Nina finisce di lavorare tardi dalla nonnina, monta in bicicletta e pedala per dieci minuti fino alla scuola di tango. Fa molti pensieri durante il tragitto? O è semplicemente felice di correre verso la lezione? La strada è un po’ dissestata, forse ha tempo di pensare solo a come evitare le buche.

Nonostante sappia di essere in ritardo, con il suo sorriso un po’ si scusa e un po’ festeggia l’universo. Nina è radiosa, con la voglia scolpita di trovarsi lì, proprio lì in quel momento, di goderselo tutto. Fa un cenno complice al maestro (un cenno che un po’ si scusa e un po’ festeggia l’universo), si mette nell’ultima schiera, inizia gli esercizi di camminata insieme a tutti gli altri. Nina ha una cosa in più rispetto a noi, gliela si legge in viso: si sente immersa nella grazia di essere lì. Appena entra nella sala, su di lei scende un occhio di bue, un’aura dorata, uno sfrigolio di stelle filanti, una musica tra il meditativo e il trionfale. Si sente fortunata, piena, accolta dalla vita. Per lei non è scontato concedersi il tempo e il lusso di una lezione di tango. Quel momento è sacro, è il piccolo regalo che fa a se stessa, con la bicicletta parcheggiata fuori e i chilometri che la separano dalla casa della nonnina. È la sua cura dopo aver accudito per tutto il giorno qualcun altro.

Nella pausa, mi parla del libro che sta scrivendo, in russo, ovviamente. Avrebbe già chi può tradurglielo. Dopo aver oliato le sue gambe di legno, Nina di notte scrive.

 

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Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!

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