Mare verde

9 Luglio 2018

Ho incontrato Giglio Pabidoro nel mezzo di un sogno. O così mi è sembrato, dal modo in cui siamo entrati e usciti dalla stanza.

I baffi di Giglio puntano in molte direzioni, a seconda di come muove la testa. Sono baffi da surrealista, sottili sottili, incerati, lunghi lunghi. Gli occhi sono aperti in modo diverso: uno molto più chiuso dell’altro. La pelle un po’ a chiazze. Ma lo sguardo fiero, e alto. Lo sguardo che gli parte da metà busto fino a sopra i capelli, molto più sopra. Ha come diversi piani di visione. Lui vede attraverso tutti noi. Ci legge, anche solo nel modo di allungare un piede o schermarci le labbra.

Giglio ci accoglie all’entrata, come un usciere, anche se lui è il re. Ci saluta uno a uno, offrendoci un contatto: un abbraccio, una mano, un palmo fermo tra la spalla e il collo. La ragazza mora arrossisce, non siamo tutti pronti a un contatto con uno sconosciuto, per quanto lo sconosciuto sia immerso in un sorriso gigante, di quelli con tante braccia che ti chiamano.

«Una persona che diventa rossa è una brava persona» dice Giglio. La ragazza mora arrossisce ancora di più. Si stacca da Giglio poco a poco, prima rilascia la stretta delle mani, poi lo sguardo. Va a sedersi insieme agli altri. Siamo tutti in cerchio, come i bambini all’asilo nell’ora dei giochi.

Giglio ci parla del tango, anche se non lo si può dire a parole, il tango. Non lo si può esaurire.

«Il tango è un ballo nato con l’orizzonte e verso l’orizzonte» dice Giglio. «Immaginatevi la Pampas argentina: un mare verde. Noi chiamiamo “monte” un gruppo di alberi, perché fa la differenza nell’orizzonte».

L’accento argentino di Giglio Pabidoro è un mattarello che spalma ogni parola come pasta frolla, l’intonazione delle frasi è morbida, scivola su un nastro trasportatore, un carrello con le rotelle oliate. Le erre e le esse squagliano la voce, sento l’acqua sotto la lingua.

«L’orizzonte ci insegna a ricordare di non dimenticare. La nostalgia ci ricorda la voglia di imparare» dice Giglio. «L’orizzonte è l’inarrivabile. Non si arriva da nessuna parte, fortunatamente. Così ci godiamo il viaggio».

Con il tango è lo stesso: non si arriva da nessuna parte. Se ti senti arrivato, non stai più facendo tango.

 

Giglio Pabidoro ⇢ storia dopo

Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!

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