Cuori sull’orlo del ballo (Seconda parte)

24 Novembre 2018

«Quindi che facciamo?» chiede lui rompendo il silenzio.
«A cosa ti riferisci?»
«Non so. Noi. Il tango».
«Noi. Il tango». Lei scuote la testa. «Ti piace, vero?»
«Cosa?»
«Forse dovresti chiedere chi».
Lui fa un giro con gli occhi, finge di pensare a una domanda, finge di trovare una risposta in un punto della notte fuori dall’auto: «Linda? – ride – Ma Linda è solo…»
«Linda».
«Mi trovo bene a ballare con lei. Tutto qui».
«“Ballare”. È una parola grossa per uno che ci prova da appena due mesi».
«Sto solo dicendo che viene abbastanza semplice. Che i movimenti sono fluidi».
Lei sa come prosegue la frase: con Linda sì, con te invece no.

Del resto conosce bene la sensazione del “credevo con te, e invece con l’altro”. Roberto si era pulito la bocca con la salvietta che conteneva il tramezzino e l’aveva invitata per una tanda. In principio era indecisa, Roberto balla da molto, temeva di fare una figura misera misera. Finalmente si era data una scrollata. «Sì, proviamo». Era riuscita a non dire «però lo sai, vero, che sono una principiante?». Poi basta, occhi chiusi, musica, contatto. Il nuovo abbraccio l’aveva avvolta con un’energia calda, con la pace del sentirsi a casa e sentire che in casa c’è festa, e brivido. La differenza le era esplosa dentro come una luce innescata a tre centimetri dagli occhi: la differenza tra il ballo con lui e il ballo con Roberto.

Scendono dalla macchina. Ciascuno porta il peso di un corpo diviso. Nella mente di lei risuona Linda, Linda, Linda. Sa cos’ha provato con Roberto, sa di avere la sua parte di bottino, ma le dà un fastidio lancinante immaginare che suo marito abbia vissuto lo stesso con Linda Linda Linda.
«Ci stai ancora pensando?» le chiede mentre salgono le scale.
«A cosa?»
«A Linda».
Linda, Linda, Linda.
«No. Ma sto pensando a cose che le sono collegate».
«Tipo?»
«Non so. Noi. Il tango».
«Noi. Il tango». Lui scuote la testa. «Ti piace, vero?»
«Questa situazione?»
«No. Roberto».
«È come hai detto tu: viene abbastanza semplice, i movimenti sono fluidi».

Fagocitano i gradini in modo tutt’altro che fluido. Forse sarebbero più stabili a quattro zampe.
La madre di lei apre la porta, mette l’indice a taglio sulle labbra per avvisarli di non parlare forte. «Dorme. Stasera non ne voleva sapere, ma alla fine è crollato».
«Lo vado a prendere» dice lui.
«Sì, ma fai piano».
«Vengo con te» dice lei.

Percorrono il corridoio, superano molte stanze (quante stanze ha quella casa? ne hanno aggiunte durante la notte?). Lo vedono. È tenero. Ha un pigiama che lo colloca fra le creature dei sogni. Ha uno sguardo che lo colloca al di là di tutto.

Lui la prende per mano.
«È solo un ballo».
«Sì».
È solo un ballo.

 

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