Respiro dentro

29 Settembre 2018

Santiago ha un profilo bello e uno meno bello. Due mezze facce congiunte sulla linea del naso. È scalzo. I suoi piedi sono così simili alle mani. Dita lunghe, sottili. Quando tende il piede, sembra definitivamente una mano.

Inizia la lezione con degli esercizi per sciogliere il corpo. Occupiamo lo spazio con ampi gesti delle braccia. Da lontano potremmo sembrare mulini.
Proviamo la tenuta delle nostre caviglie al suolo, ondeggiamo come vele, prima tutti da una parte, poi dall’altra. Le dita sfrigolano, le spalle si aprono, saggiamo la nostra apertura alare. Perché possiamo volare, non lo sapevi?

Dove vogliamo arrivare con il nostro corpo, con il nostro tutto? Santiago vuole arrivare alla vulnerabilità. Non è debolezza, è un’altra cosa. È accogliere quello che ci viene incontro, e dire sì.
E respirare.

Santiago ti posa una mano sullo sterno e una sulla schiena, appena sotto il collo. Poi prende le tue mani, una l’appoggia sul suo sterno, l’altra sulla sua schiena.

Ti dice: «Senti». Ti fa sentire come rilascia l’aria. «Ora prova tu».
Tu ci provi.
«È un movimento dentro» dice ancora Santiago.
Quasi ci riesci, poi quel movimento intimo sfuma: l’hai conosciuto per un istante, giusto il tempo di perderlo.
«Lo stai perdendo perché lo stai pensando» dice Santiago.

Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!

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