Il mio motore è qui

13 Ottobre 2018

Il maestro si avvicina ad Anna, deve capire meglio una cosa. La invita nell’abbraccio di tango. Anna è titubante. Forse ha sbagliato qualcosa, non ha posizionato bene il corpo, allineato l’asse, scaricato il peso, ruotato il bacino, pensato il pensiero giusto.

Il maestro le guida un ocho indietro.
Nell’ocho il movimento inizia dai muscoli dorsali, che si portano con sé la schiena, poi il bacino e infine le gambe. C’è un momento in cui il corpo è attorcigliato fino al suo limite. Da lì in poi: il rilascio come una girandola.
Immagina uno straccio che viene strizzato e subito liberato. Immagina l’istante di tensione appena prima della liberazione. L’ocho ti fa sentire i tuoi punti di fine-corpo.

Mentre Anna prova il movimento, il maestro la osserva. «Tecnicamente non c’è nulla che non vada» dice fissandola negli occhi. «È la parte emozionale che manca. Esegui l’ocho indietro, ma non te lo stai gustando, non hai ancora trovato il tuo modo di farlo».

«Guarda» dice il maestro sciogliendo l’abbraccio, «il motore del mio ocho è nelle ginocchia». Il maestro si torce nei suoi punti di fine-corpo. Anche se la spinta parte dai muscoli dorsali, è nelle ginocchia che l’energia diventa visibile. «Non è lo stesso per tutti. C’è chi trova il proprio motore qui» e indica il bacino, «o qui» e indica le gambe, «oppure qui» e mostra il busto. «Il tuo dov’è?» chiede il maestro ad Anna. «Devi scoprire dov’è il motore del tuo movimento. Devi sentirlo».

Anna ci prova. Durante tutta la lezione non fa che pensare a quell’ocho indietro che non ha ancora trovato. Ad ogni passo lo cerca, prova anche solo a presagirlo. Ma forse si sta accanendo. Forse non è quello il metodo. Impuntarsi non serve a niente.

È come se il maestro leggesse nella testa di Anna, nel corpo di Anna. Vede quello che sta facendo, vede che cosa sta cercando e vede tutti i freni. Torna da lei, la invita di nuovo nell’abbraccio, le dà il tempo, la mette a proprio agio e in una frazione sottile di quella calma, le guida l’ocho. A lei sembra di essere nell’acqua, delle onde l’accompagnano e c’è un momento, un momento prima mai vissuto, in cui sente il proprio motore. «Quasi trovato» dice il maestro nell’istante esatto in cui tutto accade. Anna è senza parole. Come avrà fatto a percepirlo?

«Allora dov’è?» chiede il maestro
«Qui» dice Anna.
«Bene. Nutrilo».

Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!

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